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Quando il non-detto vale più delle parole.
Anche chi non frequenta Facebook, che somiglia sempre più a uno “sfogatoio” forense, si sarà accorto della profonda crisi che attraversa l’avvocatura.
Crisi sociale e di ruolo, oltre che economica. Per non parlare di quella più profonda che attiene al senso ed al significato di una professione che pare impermeabile ai cambiamenti; ci sono bellissime eccezioni, certamente, che però, restano tali.
D’altronde, una figura che circola ancora dopo duemila anni, potrebbe dare l’impressione di qualcosa di immutabile. A questo mondo, però, poche robe sono “per sempre”.
Gli spruzzi di futuro, arrivano, a chi rimane sulla costa quando tira vento. Chi si chiude nell’ufficio, beh, ovviamente sentirà solo l’uragano.
Le microgocce, che possono bagnare solo certi visi, sono il “non detto” dei clienti.
Perché non è vero che quello che non viene espresso verbalmente non esista.
Il fatto è: il cliente non può dirci quello che egli stesso non sa, può solo farci capire il suo malessere. Malessere per un prodotto vecchio, in una scatola vecchia, con una confezione consumata e un fiocco sfilacciato, venduto da un commesso poco motivato ed attento.
Dal momento che nessun professionista dovrebbe mai sottovalutare gli indicatori e i sintomi di qualcosa che non funziona, anche se raramente questi sono prontamente interpretabili, proviamo ad analizzarne tre.
Se i clienti:
1- sono pochi e presuntuosi
2-non amano pagare (il richiesto…)
3- vogliono essere seguiti meglio
dietro, c’è chiaramente un non-detto: “Caro avvocato quello che mi dai, così, non va bene”.
Se il posto dell’avvocato venisse preso da un imprenditore, ecco che egli si preoccuperebbe subito di cercare un modo per migliorare il suo prodotto o servizio.
Gli esperti forensi, invece, sputano e pure pubblicamente sul piatto in cui mangiano, lamentandosi continuamente dei clienti senza mettere in discussione il proprio approccio.
E’ surreale non rendersi conto di quanto sia surreale questa reazione.
Certo, è molto più semplice trovare il colpevole anziché chiedersi cosa (ci) stia succedendo, sapendo di non avere risposte pronte.
Continuare a pensare che per essere bravi avvocarti basti conoscere solo il diritto equivale ad auto-boicottarsi inconsapevolmente: le trasformazioni di cui parliamo stanno da tempo attraversando trasversalmente la società ed i mercati, la mente delle persone, l’approccio dei clienti.
Ora l’acqua sta arrivando alle professioni, che però non sanno (sequestrate dalla loro stessa tecnica) che ci sono almeno un paio di culture aziendali:
– quella centrata sul prodotto
– quella centrata sul cliente.
Cominciamo a parlarne?
Noi di Impresavvocato non solo ne parliamo tra noi da tanto tempo, ma cerchiamo con comunicazione e formazione di parlarne anche con voi, protagonisti di questo cambiamento.
E dopo aver attuato per primi, su noi stessi, i correttivi adatti a riorientare la nostra attività e trasformare la crisi in una bellissima opportunità di crescita, abbiamo anche iniziato a lavorare con voi e per voi.
Formazione, pianificazione, supporto. Passa per queste tre parole la roadmap che abbiamo tracciato per aiutare l’avvocato a superare le incertezze di questo mondo professionale che cambia.
ANDREA BUTI
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