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Internet e il digitale (escluso il processo telematico) che impatto hanno avuto sul lavoro dell’avvocato: sia con riferimento alle modalità di svolgimento delle attività professionali tipiche, sia avuto riguardo alla ricerca di nuovi clienti e alla relazione con essi?
Probabilmente la risposta non sarà univoca.
Sulla base delle risposte alla domanda iniziale possiamo raggruppare gli avvocati in tre categorie
a) (avvocato refrattario)
Se le risposte sono:
“Internet non ha impatto oppure è marginale
Non uso internet per farmi conoscere o trovare dai clienti
Al massimo ho un sito internet statico e non perdo tempo sui social
Sono già sul mercato da tempo, i clienti mi trovano col passaparola
Non credo che internet funzioni molto per trovare clienti e comunque la spesa non vale l’impresa
La “pubblicità” ancora non è pienamente consentita dal codice deontologico e comunque è “disdicevole”.
L’avvocato usa solo word, una banca dati e la mail (e ora la telecamera e zoom per le videoconferenze), gli altri strumenti digitali non sono essenziali per il suo lavoro”
probabilmente ci troviamo di fronte ad un ’avvocato “nativo analogico”
dai 40 anni in su, fino a pochi anni fa non avrebbe mai preso in considerazione il web marketing e non sa cosa vuol dire “branding” (l’avvocato non è un marchio/prodotto), pensa che il cliente non cercherebbe mai un avvocato (o un medico) su internet.
E’ scettico rispetto all’uso delle nuove tecnologie e si considera più “professionista” (nel senso intellettuale del termine), che imprenditore (non concepisce l’attività di marketing come separata dalle pubbliche relazioni, non pone grande attenzione ai “processi interni” del proprio studio)
b) (avvocato aperto ma dubbioso)
“Internet può servire, ma solo per farsi conoscere
Il digitale è utile, ma non so come usarlo: provo a spendere poco e fare da solo
I social non servono.
Le piattaforme per trovare clienti non le conosco oppure penso che portano solo contatti poco interessanti”
Forse sono le risposte di un avvocato più aperto al cambiamento, potremmo definirlo “semi digitale”, che è consapevole del fatto che la trasformazione digitale ha un impatto significativo anche su di lui ma non ne comprende i meccanismi.
E’ scettico, considera internet uno strumento utile ma non essenziale; tuttavia è disposto a cambiare e vuole approfondire la questione facendo qualche piccolo investimento.
c) (avvocato in trasformazione)
“La presenza su internet è importante, occorre almeno un sito
E’ importante investire sulla propria immagine e fare comunicazione on line
Occorre esplorare nuovi mezzi, anche digitali, per trovare clienti, perché ormai la prima ricerca avviene sul web”
Sono le risposte dell’avvocato che potremmo definire “nativo digitale”: probabilmente è giovane e quindi non conosce il “prima”, senza internet: sperimenta e utilizza i nuovi strumenti digitali (social, piattaforme di matching, programmi di gestione delle pratiche e dello studio) ed è consapevole che sono utili e necessari.
2. Come reagire alla trasformazione digitale?
La gran parte degli avvocati, non solo per ragioni anagrafiche, si trova nella prima o nella seconda situazione; le nuove generazioni sono, invece, tutte native digitali
Nel primo caso l’avvocato, forse un po’ “attempato”, ha sempre usato il pc solo per scrivere atti (e di recente per inviare email), non sa come fare e non saprebbe nemmeno a chi affidarsi (in effetti pochi professionisti sono “specializzati” nel legal marketing).
Subisce più che assecondare la “trasformazione digitale”: in ogni caso vuole spendere poco, perché non è che convinto fino in fondo che serva davvero.
Nel secondo caso l’avvocato, probabilmente giovane e nativo digitale, sta già usando tutti gli strumenti oggi a disposizione dell’avvocato e ha già trovato clienti.
E’ un passo avanti, sa usare meglio e con meno difficoltà i nuovi strumenti. Cavalca la trasformazione e ne trae beneficio.
3. Conclusioni
I clienti, sempre di più (sia per ragioni anagrafiche, sia come effetto della pandemia) sono nati o “diventati” digitali e quindi
Quindi la presenza efficace su internet (come conseguenza della c.d. trasformazione digitale) per l’avvocato è sempre meno un vezzo e sempre più una necessità, per “rimanere” sul mercato e competere.
Voi a che categoria appartenete?
Siete pronti ad affrontare la trasformazione digitale?
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