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Confessa: almeno una volta hai cercato su Google qualcosa per capire da cosa dipendesse quel
doloretto o come risolvere quel problema di salute.
Poi magari hai anche incrociato i risultati del primo sito con quelli del secondo e poi ne hai parlato
con un conoscente, un collega o un amico. Hai anche provato a mettere in atto qualche il consiglio?
E non credo sia andata diversamente quando si trattava di cambiare l’auto o di comprare una
poltrona per l’ufficio. Prima di andare al ristorante dai una sbirciatina alle recensioni?
Ormai troviamo tutto a portata di mano, o meglio, di click o addirittura di tap sullo schermo del
telefono.
Puoi entrare, con il satellite o una webcam, in una piazza di Tokyo o di New York con la stessa
facilità. Cercare e trovare in pochi secondi quel film o quella canzone o addirittura farti dire il titolo
da Shazam se non lo conosci.
I negozi di dischi? Una nicchia. Le librerie soffrono; Blockbuster fallito da quel dì (ma Netflix va
alla grande…). I robot replicano le microespressioni facciali.
Adesso si tratta di capire profondamente ed accettare che questo modo di agire, sta modificando le
nostre coordinate cognitive, il nostro modo di pensare, di prendere decisioni e quindi i nostri
comportamenti.
Certo lo so, poi alla fine torni dal medico (ma ci vai comunque più informato) o dal tuo
concessionario (idem), ma l’avvocato non si occupa di salute e non vende auto.
Dici che è una sciocca riflessione? Temo di no.
Cosa vogliono davvero i clienti (oggi?)
L’idea se la fanno navigando su internet (giusta o sbagliata che sia) e quasi-quasi vengono in studio
solo per fare un tagliando: per essere sicuri di averci visto bene, di avere effettivamente ragione o di
aver diritto a questo o a quell’altro: c’è sempre un cugino, prima in carne ed ossa e ora digitale, a
elargire saggi e gratuiti consigli per gli acquisti.
Davvero ti sto dicendo che Google fa la concorrenza agli avvocati (almeno di fatto…)?
Sembra una follia, vero? Mi sembra di vederti annuire con la faccia un po’ sconsolata.
Prendi un bel respiro: non puoi farci nulla! Non puoi cambiare il mondo là fuori, né la testa delle
persone, ma puoi fartene una ragione. E cambiare strategia. Anzi – perdonami se sono così brutale –
iniziare ad elaborarne una.
Eh si, perché sino a ieri il nostro funnel era legale; i clienti erano obbligati ad andare da un avvocato
per un problema giuridico. Avevamo l’esclusiva. Adesso non più?
Anzi a pensarci bene ce la siamo pure costruiti da soli la forca: ci siamo buttati su internet con blog,
siti e social senza sapere bene cosa farci: nessuno d’altronde poteva saperlo, essendo una roba
nuova. E adesso che la nebbia si dissolve, non ci piace quello che comincia a vedersi.
I commercialisti non stanno messi meglio, anche se il “nemico” è stavolta l’intelligenza artificiale,
sempre figlia dell’innovazione tecnologica, e nemmeno i notai che con il loro bravo funnel legale obbligatorio staranno meglio per non molto. Solo fintanto che non sarà all’improvviso soppiantato da qualche servizio simil-blockchain o per pressioni esterne: in un mondo globalizzato in cui i notai non sono la norma, mi sembra di intravedere qualche motivo di preoccupazione. Quell’agonia ha
forse un diverso arco: mentre quello forense è lento e costante, quello notarile lo vedo come una
nuova collina di Seneca: all’improvviso si aprirà un precipizio nel quale non si potrà non cadere.
Comunica la differenza!
La tua laurea, l’abilitazione, l’esperienza, hanno un valore, diamine!
Si certamente, ma per chi? E qual è? Non dare tutto per scontato.
Vorrei leggere post o pagine sui siti degli avvocati in cui si cerca (almeno) di spiegare ai clienti
questo valore aggiunto, perché in un mondo polarizzato come l’attuale è vera una cosa e pure il suo
esatto contrario.
Quindi per qualcuno l’avvocato è utile e per qualcun altro non lo è. E poi in mezzo ci cono svariate
sfumature di grigio. A chi ti rivolgi? Lo sai?
Certo che per fare dei testi adeguati servirebbero idonee competenze e capacità di scrittura,
comunicazione, strategia, digitale.
Esperti di (solo)diritto? Si, una volta! Il mondo sta cambiando, l’ho mai detto?
Andrea Buti
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