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Gli avvocati, tranne poche eccezioni, agiscono (senza saperlo) come imprenditori ripiegati sulla “produzione”, ossia sulla competenza giuridica, ma senza visione, non si va lontano (e non è una novità).
Achille Castiglioni. Forse questo nome non ti dirà nulla, ma sono pronto a scommettere che se cerchi su Google la parola Flos-Arco riconoscerai di certo la sua famigerata lampada.
Il noto architetto, però, non aveva solo competenze tecniche. Anzi.
A proposito del suo mestiere, infatti, diceva:
“Semplicemente cerco di suggerire comportamenti diversi. Il designer non è solo un inventore di oggetti ma anche l’interprete di comportamenti possibili. È un cercatore di mondi reali e virtuali insieme. Interpreta i bisogni che la gente ha nel presente e quelli, incompresi, che la gente scopre solo avendoli soddisfatti prima”.
La mia riflessione poggia su una sostituzione: basta mettere “servizi” al posto di “oggetti”. Che ne viene fuori?
Una bestemmia, per alcuni. Il professionista non “vende” nulla. Meno che mai oggetti.
Ma la pretesa del compenso per la prestazione esiste, quindi?
Ci sono certamente delle differenze, ma ci sono anche delle somiglianze, dunque c’è almeno una zona di sovrapposizione tra le parole oggetto e servizio.
Ed è abbastanza per chiedersi: esiste un designer nel mondo dei servizi legali?
Non c’è, vero?
Come non c’è sempre stato un designer – e ancora in molti casi non c’è – in ogni impresa.
Già vedersi come imprenditore è una fatica per un professionista forense che ama spesso crogiolarsi al calduccio delle idee tradizionali e dei dogmi giuridici, figurarsi un designer!
Ma è per questo che si fa ed esiste (o esisteva) l’avanguardia, giusto?
Fare (o almeno parlare) di quello che la massa dei concorrenti nemmeno immagina.
Ma la domanda è: Ci serve un designer?
Eh… temo proprio di sì.
Ma non esiste questa figura professionale per i servizi legali e bisognerà quindi formarsi o formare qualcuno per diventarlo.
Ma vediamo quali sono gli ambiti in cui il “design” legale assume importanza.
Io vedo un evidente disallineamento tra la domanda e l’offerta di servizi legali: le cause sono molteplici ma tutte concorrono ad aumentare l’enorme crisi che attraversa il settore.
Il rapporto tra certi clienti e certi avvocati sembra, sempre più spesso, simile a quello tra un terrestre ed un alieno: entrambi non sanno che lingua parla l’altro ed entrambi pensano che debba essere l’altro ad imparare il proprio linguaggio.
Il linguaggio dei bisogni.
Lo conosci? Forse sì, non sai nemmeno tu dove l’ha imparato, ma ti riesce abbastanza facile capire le persone e trattarle nel modo i cui loro si aspettano di essere trattate. Talvolta riesci anche a sorprenderle positivamente con delle soluzioni o condizioni che loro non avevano neanche immaginato. Se sei molto talentuoso potresti anche riuscire a far capire ad un cliente che magari ha torto, senza usare mai questa parola; sei infatti in grado di farglielo percepire.
Oppure no, non appartieni a questa categoria di “eletti” e spesso la porta del tuo studio è varcata da strani omini verdi, che capisci poco o nulla.
Stili di consumo e narrazioni.
Altri concetti sconosciuti nelle Facoltà di Giurisprudenza e dunque, per proprietà transitiva, negli studi legali.
Pensaci un momento: siamo nella società dei consumi fino al midollo. Siamo noi stessi consumatori, vittime del consumo. In molti sensi.
Non mi passa neanche lontanamente per il cervello di suggeriti di fare pubblicità: tutt’altro!
Però alcune considerazioni le dovremmo fare. Chiediamoci come si consumano i servizi legali, perché, con quali modalità, con quali obiettivi e pure se possiamo cambiarli o almeno influenzarli in qualche modo.
Basterebbe iniziare col capire a chi ci vogliamo rivolgere. Capire e prima ancora immaginare e definire il nostro target.
Serve progettare il design del nostro servizio, in altre parole.
Un’impresa senza respiro commerciale è destinata al fallimento, perché nessun prodotto si vende da solo. Neanche il migliore del mondo.
È indubbio, però, che occorra tempo, studio del proprio modello di business, interesse a farsi contaminare, risorse umane ed economiche, sguardo aperto sul presente (e non diciamo futuro perché queste nuove esigenze sono già qui).
Tutti elementi che l’avvocato tradizionale non ha o ha in estrema scarsità. Per cui diventa utopico immaginare un upgrade da solo.
Impresavvocato, come consulente per lo studio legale e per l’avvocato, cerca di rimediare proprio a questa scarsità sollevando il professionista dall’onere di doversi reinventare da solo aggiornando le sue modalità di lavoro ed introducendo, tra gli altri, anche i meccanismi del Legal Design che approfondiremo nei prossimi articoli.
Andrea Buti
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